L’etimologia di Vignale svela la sua secolare vocazione. Il toponimo, con le forme altomedievali di Vignalis e Vignalus, è attestato fin dal IX secolo: una forma composta da vinea, che in latino significa «vigneto» e -alis, suffisso locativo. Dunque «luogo da vigna» fin da quando possiamo attestarne la nascita. Vignale è anche capitale del Grignolino, il «più rosso dei bianchi piemontesi e il più bianco dei rossi», come disse Veronelli. Un vino «dispari, scandalo e delizia, eccentrico e amato» che ha trovato dimora su queste colline fin dal XIII secolo e che proprio qui raggiunge il vertice della qualità grazie ad una secolare perizia enologica.
Ampiamente diffuso oggi in tutta la provincia di Alessandria e in una parte dell’astigiano, la sua zona di coltura parrebbe inizialmente limitata al Casalese. Il Grignolino compare per la prima volta in un documento del 1249, con il nome di Berbexinis; l’etimologia più probabile è quella che rimanda al grignolo, il vinacciolo, presente negli acini in numero di 3-4, nettamente superiore rispetto a quello di altre varietà.
Caratterizzato da un tannino spiccato e dalla maturazione tardiva, largamente coltivato in epoca medievale, nel corso dei secoli passa dall’essere di alto valore economico – piantato perfino in California – a varietà quasi dimenticata, che da sempre ha incuriosito gli studiosi per le sue somiglianze morfologiche con il Nebbiolo e per la simile distribuzione geografica.
I documenti storici attestano che il Grignolino è stato il primo vitigno, oggi coltivato, ad essere stato citato in Piemonte. Come per gli altri vitigni tradizionali, la fecondazione incrociata è avvenuta spontaneamente: il vitigno “madre” e quello “padre” hanno trasmesso alla nuova piantina metà del proprio patrimonio genetico. Per individuare i due genitori abbiamo quindi bisogno dell’analisi del DNA.

Negli ultimi decenni, è tornato ad imporsi tra i protagonisti della tradizione piemontese con la sua inconfondibile aura: colore rubino chiaro, il profumo particolare e il gusto sapido, netto e leggermente amarognolo, ma delicato. Sul lungo bancone delle degustazioni allestito a Vignale domenica, il Grignolino “si è fatto in tre” per raccontarsi in tutte le sue sfumature e declinazioni: spumante, giovane e Monferace. Tre versioni per esprimere le tre stagioni della vita: vivacità, carattere e maturità.
Caratteristiche del Grignolino del Monferrato
Il Grignolino è un vitigno che richiede colline soleggiate per ottenere una maturazione uniforme e la sua crescita dipende fortemente dalla presenza di terreni asciutti e sabbiosi. La grande presenza di vinaccioli rendo il Grignolino un vitigno difficile da vinificare, perché le uve devono essere sottoposte a pressioni molto leggere, in modo che i semi amari non si rompano provocando sapori astringenti indesiderati nel vino. In fase di vinificazione si cerca sempre di mantenere il colore rubino chiaro brillante tipico del Grignolino. Ciò è dovuto, tra le altre cose, alla presenza nei grappoli di acini di colore anche molto diverso tra loro, dal rosso, al rosa, al nero e persino al verde, a causa della maturazione non uniforme che porta, infatti, ad avere acini molto maturi ed altri ancora acerbi presenti nello stesso grappolo. Il Grignolino è un vino che viene preparato mediante trattamenti delicati e brevi macerazioni.
Il Grignolino di Hic et Nunc
Altromondo è il Grignolino di Hic et Nunc, disponibile all’interno dello shop online della cantina del Monferrato. Un vino dal colore rosso ciliegia scarico in gioventù, con riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. Al naso fresco e fruttato, con note di spezie e frutta fresca. Morbido, di bella freschezza, con tannini delicati, succosi ed avvolgenti.
Le uve vengono attentamente selezionate e vendemmiate a mano dal vigneto Bricco che, con i suoi quasi 300 metri di altitudine, è il più elevato della tenuta. I suoli sono composti da marne tufacee bianche, dure e ricche di microelementi, che si traducono in vini intensamente profumati, giocati su eleganza e finezza.